Ebbene sì, siamo in ritardo. In ritardo con la newsletter, che poi nessuno se n’è accorto, in ritardo con i buoni propositi e un po’ in ritardo anche col lavoro. Come se gli sbalzi di temperatura di gennaio ci avessero fatto “sentire la primavera”, che, al contrario, in natura sono già comparse le margherite e le primule, come a sollecitarci. Quindi, come si diceva, gambe in spalla e pedalare per recuperare il tempo perduto.
In effetti oramai è più discriminante il tempo entro il quale si realizza un progetto, che la qualità della progettazione medesima, ancorché importantissima. Per esempio, entro tempi ragionevoli si è compiuto il processo di integrazione di Fiat con Chrysler; ed ha funzionato. Soprattutto per Fiat. Probabilmente perché i tempi sono stati dettati dagli americani, che se fosse successo il contrario, i nostri starebbero ancora meditando sui se, sui ma, sui forse e sugli accipicchia. Fa niente se il nome della newco (newco????) è scemo e se la società è diventata più ammmmericana, olandese e brasiliana che italiana. E’ la globalizzazione bellezza, e comunque conviene sempre fare il tifo per le cose che funzionano, piuttosto che perdersi nei distinguo e rammaricarsi per quelle che languono. Oltretutto dobbiamo essere orgogliosissimissimimissi di aver chiuso l’acquisizione di Chrysler che non era riuscita ai dottissimi (?!?!) tromboni tedeschi di Mercedes, che qualche anno fa, proprio con Chrysler, avevano suonato la ritirata facendo una figura barbina.
Beh certo, crescere per acquisizione e/o per integrazione non è una soluzione che premia sempre; neppure conviene a tutti. Lo sa De Benedetti, che nella sua vita imprenditoriale ne ha fatte più di Bertoldo, guadagnando sulle difficoltà altrui con Fiat e Nuovo Banco Ambrosiano, oppure sui contributi statali con Olivetti, per poi promuovere acquisizioni, cessioni ed integrazioni adottando il modello secondo il quale, se si guadagna ci guadagno io, se l’Azienda perde, perdono gli altri, ivi compresi gli azionisti. Non senza dispensare dotte critiche al sistema che, con sentenza CIR FININVEST del 2012, l’ha comunque premiato dotandolo di una “simpatica plusvalenza” di ben quattrocento e fischia milioni del tutto immeritata.
Sui meriti effettivi, quindi, abbiamo qualche dubbio. Sulla connivenza politica, invece, di dubbi non ne abbiamo proprio. Ma già, se sei l’azionista del quotidiano più diffuso a livello nazionale il cui valore è diminuito del 90% in dieci anni e te lo tieni nonostante tutto, un motivo ci sarà pure, o no?
In effetti qualsiasi processo di acquisizione e/o integrazione presenta opportunità e rischi. E funzionerà esclusivamente nel caso in cui ci sarà qualcuno che, con approccio etico, sia capace di governarlo, a partire dalla gestione del rischio ma non a prescindere dalla progettazione del percorso e dai tempi di realizzazione che sono un fattore discriminante, se vogliamo creare valore. Quindi … scusate il ritardo!