In Grecia si sono inventati un referendum addirittura più inutile di quello indetto dagli italiani per la cancellazione del finanziamento ai partiti. Tipico di un governo considerato illuminato da Grillo, Vendola e qualche altro sfaccendato di nostra conoscenza.
Ma andiamo con ordine: la domanda della consultazione popolare, declinando molto ma non troppo, era: “vuoi tu prendere in sposa la Merkel, che bella non è, generosa neanche, a letto scalcia e si fa pure pagare???”. Il fatto incredibile è che il 40% dei greci abbiano risposto “si, lo voglio!”. Con scarsissima convinzione, si spera.
Ma cosa significa tutto ciò? Vi suggerisco di non farvi intristire da esperti e professori che valuteranno, considereranno e declineranno il loro dotto pensiero sostenendo che “dobbiamo aspettare”, che non si sa a che cosa siano serviti i loro studi. Il risultato del referendum greco non cambia un’acca nelle strategie dell’unione. Incide, al contrario, sull’atteggiamento delle banche, sull’andamento delle borse e sull’economia in generale. Cioè sui tempi di uscita dalla crisi più lunga che si ricordi, che secondo noi si dilaterà di ulteriori 9 – 18 mesi, se tutto andrà bene.
Perché adesso la Merkel deve chiamare Hollande e insieme devono convincere Draghi a far meglio i conti da presentare a Juncker che parlerà con Tsipras che, per capirli, se li farà tradurre da nonsisabenechi, perché quel pirla di Varoufakis, cuor di leone, si è dimesso, che è tempo di vacanze.
Quindi non si deciderà nulla fino alla fine dell’estate e oltre. Di sicuro l’unione non mollerà la Grecia, ma la finanzierà un pochinoquasiniente in modo che non abbia la tentazione di tornare alla Dracma, ed in modo che, in caso di elezioni, i greci sappiano che comanda la grana.
La sensazione è la solita, idee poche, ma confuse. Sembra soprattutto che latitino le soluzioni, nonostante il buon Draghi (santo subito) faccia di tutto per salvare capra e cavoli. Nel frattempo le PMI che avevano cessato di vendere in Russia, cancellano anche la clientela greca, e già che ci sono anche quella portoghese, che non si sa mai. E non parliamo della Cina! che, chissà perché se va male, come sta succedendo, si preferisce tacere. Forse perché non sappiamo se ci convenga che i cinesi frenino o se sia meglio che accelerino. Quindi i professori non si esprimono. Che non esprimendosi non sbagliano.
Vero, se ci siamo ancora è stato perché qualcuno ci ha aiutati ad esportare, ad innovare, a fare a meno delle banche e a sorridere, se sentivamo le lamentele di qualche collega che parlava di crisi o imposte, perché qualcuno ci raccomandava di non lamentarci ma agire. E aveva ragione.
Purtroppo la nostra credibilità di italiani e di europei, dipende molto dalle decisioni che si assumono a Roma e a Bruxelles. A Bruxelles, soprattutto, dove andrebbero vietate le strategie del sciur tentenna. Che se non saremo in grado di andare oltre la “minuscola” crisi greca in tempi rapidi, faremo la classica figuradiemme di livello globale. E questo significherebbe perdere ulteriore competitività. Micacelopossiamopermettere!!!