Nel 2012, le risorse finanziarie impiegate per la speculazione sono state pari a 5,5 volte il PIL mondiale. In pratica più dell’ottanta percento del denaro del pianeta è stato utilizzato per generare profitti su inutili “servizi”, anziché sui prodotti. Si chiama bolla perché è destinata a scoppiare. Le banche, utilizzando alambicchi e formule magiche, hanno imparato a moltiplicare i pani e i pesci come e meglio del Messia scambiandosi titoli, obbligazioni, vincoli, intenzioni, parenti, amici e anche qualche conoscente, come in una interminabile catena di Sant’Antonio, mentre il piccolo risparmiatore ha ricominciato a mettere i soldi nel materasso, nascondendoli anche alla moglie.
In Italia le principali banche, i cui conti sono appesantiti dalle perdite sui crediti, dal fatto che hanno in portafoglio titoli di stato per 400 miliardi e da strutture retail che neanche Benetton può contare su un analogo numero di negozi, provano a copiare i cugini americani. Da noi il banchiere, come l’Aladino della lampada, dovendo esaudire i famosi tre desideri della proprietà che sono guadagnare, guadagnare, guadagnarenonimportacome, si inventa improbabili operazioni finanziarie da realizzarsi con altre banche. Si chiama schema Ponzi (si, avete indovinato, l’ha inventato un italiano) e la frode sta nel fatto che la presa di benefici da parte di coloro che lo adottano è subordinata all’allargamento infinito del modello stesso. Quando finisce la grande abbuffata perché manca raccolta, si va a gambe per aria. Madorf docet.
Il risultato che vediamo oggi, è che il banchiere Aladino ha esaudito i desideri della proprietà e incamera il bonus di fine anno. Fa niente se l’ anno prossimo o il successivo fosse chiamato a pagare il conto. Se anche succedesse, la banca per la quale ha lavorato, potrà sempre contare sulla protezione del governo, che per coprire la voragine emetterà altri titoli di stato che verranno acquistati dalle banche medesime, che pertanto non potranno finanziare l’economia reale per uscire dalla crisi. E a noi toccherà pagare maggiori imposte per tappare l’ennesima falla del sistema. Al solito, alcuni si abbuffano, altri, cioè noi, pagano il conto.
Se poi decliniamo questo modello su scala internazionale, si capisce quali rischi si stiano correndo. Controlli e provvedimenti? Non pervenuti, ovviamente. Perché scoprire i pentoloni potrebbe addirittura essere peggio.
Mister Caprotti di Esselunga, in un’ intervista ad “Il corriere della sera” sostiene che la sua società, vista la situazione attuale, ha deciso di sospendere gli investimenti ed avviare un processo di miglioramento e semplificazione a costo zero. Condividiamo. Chi non l’ha già fatto, riorganizzi la sua azienda in modo che sia più snella, flessibile e capace di rispondere ai bisogni dei clienti, affinché possa migliorare i risultati e la capacità di investimento e acquisisca indipendenza da un sistema che, oltre a non concedere credito, la penalizza. Never give up, mai arrendersi!
P.s.: Altre soddisfazioni ci arrivano dalla giustizia che dopo 32 anni ha scagionato la Loren dall’accusa di evasione fiscale e dopo soli 29 anni ha chiuso la pratica Rizzoli Corriere della Sera. Sul penale siamo messi peggio ma si sta lavorando. Tra qualche annetto dovremmo avere le sentenze degli attentati di Piazza Fontana, di Ustica e, magari anche di quello di Bologna. La sentenza sull’omicidio Togliatti è ahimè prevista per il 2029.