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Stavolta anziché una case history, che poi se tutto va bene ci dicono che non ci somiglia, vi raccontiamo un episodio che ci è stato riferito e che poi ci è stato confermato, quindi probabilmente è successo. Il protagonista è Caprotti, patron di SSSSSSSSLunga scomparso, ahinoi, l’ anno scorso, lucidissimo e ancora operativo all’età di novanta.

L’Iper Store di Firenze è stato inaugurato dopo trent’anni di tentativi, carte bollate, corsi, ricorsi e cassazioni. Lui, su “Falce e carrello”, libro scritto oramai 10 anni fa e immediatamente sequestrato dai giudici di sinistra, sosteneva che la colpa dei ritardi era delle Coop, cioè dei comunisti. Quindi, non essendo incline ai festeggiamenti è molto poco presenzialista, stava andando a Firenze a vedere come andassero le cose solo un paio di mesi dopo l’inaugurazione. E in incognito.

Viaggio tranquillo sulla sua auto di lusso, condotta dall’autista e guardia del corpo. Molto molto autista, un po’ confidente, riservatissimo, quasi per niente guardia del corpo, si dice.

All’uscita dell’autostrada, manifestazione Fulta Cgil contro la chiusura di non si sa bene quale azienda tessile. Siamo nel pratese, quindi ci sta … le Fiat Uno, le Punto e le Renault 5 passano oltre indenni, la Bentley di Caprotti no. I più arrabbiati la fermano e la scuotono per bene, quindi il passeggero decide di scendere, che chiunque altro si sarebbe nascosto nel baule. Ma lui è Caprotti, altezza uno e sessanta, peso sessantacinque, abito grigio, cravatta e sorriso disarmante. Nonostante la situazione oggettivamente cazzuta, seguono cinque secondi di silenzio; forse qualcuno pensa di alzare le mani, qualcun altro che non è il caso di infierire, i più si chiedono come si permetta il minuto passeggero di una Bentley, di sfidare i trecento lavoratori incazzati per la crisi aziendale.

No problem, il nostro va verso il manifestante più arrabbiato e guardandolo negli occhi gli dice: “… uehhh, bagai (figliolo in dialetto milanese) c’è l’hai con me? ti ho licenziato io? o ti da fastidio che io sia ricco?”, il manifestante farfuglia un: “… ci fanno schifo i padroni e tu, con questa macchina sei un padrone …” e Caprotti risponde: “se dare lavoro a 20.000 persone è essere padrone, è vero lo sono, se la mia macchina per te è un problema, invece, sei ignorante perché devi sapere che è mia, l’ho pagata con gli utili tassati che mi ha dato la mia azienda, sui quali come persona fisica ho pagato altre tasse; e per acquistarla e mantenerla ho pagato iva, bolli, dazi e chi più ne ha più ne metta. La qual cosa significa che il sig. Caprotti contribuisce a pagare un bel po’ di debito pubblico, più di te e di tutti i tuoi amici, e anche un bel pezzo della cassa integrazione che riceverai”. Il manifestante grugnisce, gli altri fischiano, l’autista suda e Crapotti risale in macchina. Il manifestante lo guarda con rispetto e lo fa passare. L’autista, educatamente: “sig. Caprotti, questa non la raccontiamo a nessuno, tanto meno a sua moglie, nehhh???”

Un uomo così, continua ad esistere, la differenza con persone anche più famose è che Lui non ci ha lasciato solo l’esempio e EsseLunga, per noi SSSSSSSLunghissima.