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Sembra di essere sull’ottovolante, l’Euro scende ma non abbastanza, il Franco sale in modo che gli svizzeri possano sloggiare i depositi dei non residenti, il Rublo crolla perché Putin è in castigo, il Yuan (che non è il nome del falegname brianzolo, ma quello della divisa cinese) si apprezza ma non abbastanza; e del Baht tailandese o dell’Ariary malgascio stabili, non gliene frega niente a nessuno.

Nel frattempo il buon Draghi, che uno che si chiama così non si sa come faccia ad essere buono, si adopera nel promuovere il quantitative easing, cioè dopo lunghissima pezza e una guerra all’arma bianca con frau Merkel, opera in modo che la BCE acquisti titoli di stato comunitari per enne mila milioni. Così i tassi dei titoli di stato dovrebbero calare, l’inflazione stabilizzarsi e, udite, udite, si svaluterà l’Euro forte e saranno favorite le esportazioni. Peccato che la Cina e gli Usa, più ricchi della BCE, abbiano l’interesse contrario e stiano acquistando gli euri per sostenere il cambio e mantenere invariata l’appeal dei loro prodotti all’estero. E’ guerra, altrochè!

Tanto per non farci mancare niente, il prezzo del barile diminuisce paurosamente, la qual cosa non avrà impatto sui nostri magrissimi portafogli perché Renzi incassa il 50% del beneficio per pagare nonsisabenechiechecosa. Certo è che se migliorasse davvero il rapporto di cambio, diminuisse stabilmente il costo dell’energia e pagassimo meno interessi sul debito pubblico, potremmo festeggiare. Ma, se siete d’accordo, aspetteremmo qualche mese a comprare le torte e le trombette, perché pur essendo per natura ottimisti, le tranvate che ci siamo presi negli ultimi cinque anni ci suggeriscono di stare belli abbottonati.

Comunque ci tocca esportare! Ma verso che paese, di grazia? Che se due anni fa avessimo puntato sulla Russia ora saremmo iscritti alla Caritas. Verso la Svizzera??? Ma chi ci dice che una volta rimpatriati i capitali dei non residenti previa applicazione della voluntary disclosure, che solo a nominarla si stropiccia la lingua, il cambio non abbia a peggiorare? Facile, magari ci manteniamo sulla zona euro, così non corriamo rischi. Peccato che i principali paesi di sbocco, cioè la Germania e la Francia siano difficilmente accessibili a noi mandolini.

Contesto cazzuto! Come si fa ad investire, se non sappiamo dove ci convenga esportare e neppure quali saranno tra sessanta dicasi solo sessanta giorni i prezzi dei nostri prodotti sui mercati sui quali avremo deciso di espanderci? Ci tocca frazionare gli investimenti. Che significa frazionare il rischio. Quindi dobbiamo imparare a selezionare le informazioni che utilizzeremo per elaborare il piano. Ma dobbiamo anche saper coinvolgere i collaboratori e i consulenti, in modo che condividano gli obiettivi e siano partecipi del rischio. Soprattutto non possiamo dimenticare di prevedere il piano B, perché qualora non riuscissimo a migliorare, sarebbe comunque imperativo riuscire a conservare. Tra tutte queste incertezze, di una cosa siamo sicuri, noi italiani ci distinguiamo per creatività, intelligenza ed opportunismo. Siamo capaci e determinati. In qualsiasi situazione o contesto. E orgogliosi di esserlo!